Leonardo da Vinci e la Musica del Futuro: "L’Arte del Suono tra Rinascimento e Innovazione"
Leonardo da Vinci e la Musica del Futuro: "L’Arte del Suono tra Rinascimento e Innovazione"
di Roberto Fasciano
Leonardo da Vinci è universalmente riconosciuto come il simbolo del Rinascimento: pittore, scienziato, inventore, anatomista, architetto. Ma dietro questo universo di saperi, si cela un aspetto meno noto eppure straordinariamente affascinante: Leonardo fu anche un musicista, compositore e progettista di strumenti musicali. La sua visione sonora non si limita al gusto estetico del tempo, ma si proietta in avanti, anticipando questioni che oggi, a distanza di oltre cinque secoli, interrogano ancora compositori, costruttori e didatti.
Questo articolo è un viaggio nella relazione tra Leonardo da Vinci e la musica, tra storia e invenzione, con lo sguardo rivolto al futuro. Perché parlare della musica di Leonardo oggi significa anche riflettere su come l'arte dei suoni possa rinnovarsi, tornando alle radici della curiosità creativa.
Nei suoi scritti, Leonardo considera la musica come "figlia della matematica" e la definisce "la figurazione dell'invisibile". Questo concetto è centrale: per Leonardo, la musica è una scienza, ma anche un linguaggio spirituale, capace di collegare i moti dell'anima con le leggi dell'universo.
Era un eccellente esecutore di lira da braccio, strumento a corde suonato con l'arco, molto popolare nelle corti rinascimentali. Secondo Vasari, Leonardo stupiva le corti italiane non solo per il suo ingegno, ma per l'abilità di improvvisare e inventare melodie con tale grazia da superare i migliori musicisti del suo tempo.
Eppure, la sua mente andava oltre la performance: progettava strumenti, esplorava l'acustica, studiava la risonanza e immaginava suoni che ancora non esistevano. Questo lo pone tra i precursori di una visione tecnologica della musica, concetto oggi più attuale che mai.
Tra le invenzioni musicali più affascinanti di Leonardo, spicca senza dubbio la Viola Organista. Descritta in diversi schizzi (soprattutto nel Codice Atlantico), essa rappresenta una sintesi visionaria tra la tastiera del clavicembalo e il suono continuo degli archi.
L'idea è semplice e geniale: invece di pizzicare le corde (come nel cembalo) o percuoterle (come nel pianoforte), le corde vengono sfregate da ruote in pelle messe in rotazione tramite un pedale. L'esecutore, premendo i tasti, avvicina le corde a queste ruote, producendo un suono simile a quello di un ensemble di viole da gamba, ma con il controllo e l'agilità della tastiera.
Per secoli, la Viola Organista rimase un sogno inattuato, finché nel 2013 il costruttore polacco Sławomir Zubrzycki non ne realizzò la prima versione funzionante. L'ascolto è sorprendente: un suono "antico e futuristico", che sembra sospeso nel tempo.
Questa invenzione è molto più di una curiosità: è una visione anticipatrice della musica come macchina poetica, in cui l'interazione tra corpo, ingegno e materia genera nuove possibilità espressive. In Leonardo non c'è separazione tra arte e scienza, tra cuore e calcolo: tutto è parte di un unico atto creativo.
Oggi viviamo un'epoca in cui la tecnologia musicale ha raggiunto vertici impensabili: intelligenza artificiale, sintetizzatori, realtà aumentata, strumenti ibridi, software compositivi. Eppure, mai come ora sentiamo il bisogno di una visione umanistica, capace di legare innovazione e senso, sperimentazione e bellezza.
In questo senso, Leonardo è più attuale che mai. La sua ricerca non era fine a sé stessa, ma mirava sempre alla conoscenza attraverso il fare, alla comprensione del mondo tramite la creazione. Un modello che può guidare anche la didattica musicale contemporanea, aiutando i giovani musicisti a non separare mai la tecnica dalla poesia.
Educare oggi alla musica, nel nome di Leonardo, significa:
Riscoprire la centralità della curiosità creativa
Collegare la musica alle altre arti e alle scienze
Coltivare il pensiero interdisciplinare
Immaginare strumenti nuovi, anche partendo da quelli "impossibili"
Reinventare l'ascolto, l'esecuzione e la composizione come forme di conoscenza integrata
Leonardo non ha lasciato composizioni musicali, ma ci ha lasciato qualcosa di ancor più prezioso: un metodo, uno sguardo, una sfida. Ha tracciato una via in cui la musica non è solo espressione emotiva, ma architettura sonora del pensiero umano, spazio per l'immaginazione e la libertà.
Nel contesto del blog NOMOS – Nuovi Orizzonti Musicali, questa riflessione si inserisce in una prospettiva educativa e progettuale: come compositori, interpreti, docenti, possiamo ancora ispirarci a Leonardo per costruire una musica più consapevole, più libera, più umana.
La Viola Organista non è solo un oggetto di studio: è una metafora. Ci ricorda che la musica del futuro non nasce per caso, ma da un atto poetico e ingegneristico insieme. Un gesto in cui la mano, la mente e il cuore lavorano all'unisono.
Parlare di Leonardo da Vinci e la musica significa restituire dignità a una visione perduta: quella del musicista come inventore, filosofo, artigiano e visionario. In un'epoca in cui la creatività rischia di ridursi a consumo, il suo esempio ci invita a tornare a progettare il suono, non solo a riprodurlo.
Leonardo ci chiede di non accontentarci del già sentito, ma di ascoltare l'inaudito. E da lì, ricominciare.